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Maccioni Sirio

La famiglia Maccioni al completo insieme all'ex presidente degli USA Bill Clinton.
È uscita anche in Italia la biografia su Sirio Maccioni dal titolo Sirio La mia vita, il mio ristorante. I segreti per il successo di Le Cirque (Class editori) realizzato con Peter Elliot. E' la storia dell'uomo che partito da niente è diventato uno dei ristoratori più famosi al mondo, Il 31 maggio 2006 ha aperto il suo terzo ristorante a New York.
Il locale, dopo aver chiuso i battenti di quello situato al lussuoso Palace hotel, al 55 di Madison Avenue. Le di Cirque III, invece, si trova alla Bloomberg Tower – fra la 57ma e la 58ma strada in Upper midtown – grattacielo di proprietà dell'attuale sindaco di New York. Sirio proseguirà la tradizione della grande cucina di ispirazione francese, affidata all'estro del senior chef Pierre Schaedelin. Non mancheranno, tuttavia, riferimenti alla nostra cucina. La cantina sarà dotata di quasi un migliaio di grandi etichette differenti.
La storia
«Avrebbe potuto essere un grande politico, ma a dire il vero insieme parliamo soprattutto di calcio». E' quello che racconta, parlando di Maccioni, Henry Kissinger, una delle decine di Vip che nel libro-biografia uscito negli Usa raccontano l'affascinante avventura del ristoratore più celebre d'America, il toscano che ha messo a tavola presidenti, re, attori, modelle ed esponenti vari di quella «bella gente» di cui Maccioni ha sempre amato e saputo circondarsi.
Due anni fa, il mito di Sirio Maccioni è stato celebrato anche con un'autobiografia dal titolo Il libro Sirio: la storia della mia vita e di Le Cirque realizzato con Peter Elliot.
Il 15 giugno il libro fu presentato ufficialmente in un gala per mille persone, presenti, tra gli altri, l'ex-sindaco di New York Rudy Giuliani (come Sirio di origini valdinievoline), Martha Stuart e Donald Trump. « Sono un povero figlio di contadini della Toscana - scrive Maccioni nel libro -. Ho lavorato duro per avere quello che ho e magari è tutto, magari è niente, ma non è stato facile ».
La gavetta
Maccioni lasciò Montecatini per sfuggire ad un futuro di povertà e per inseguire il mito di Ivo Livi, il monsummanese che con le sue canzoni stava conquistando la Francia. Il primo lavoro a Parigi lo ottenne al Florence, che era frequentato da tutti gli italiani più famosi: Serge Reggiani, Lino Ventura, Carlos Cardero, Vito Condutti e poi Yves Montand con la sua ex fidanzata Edith Piaf. Fu lì che capì che Ivo Livi era Yves Montand. E diventarono amici quasi inseparabili.
Grazie a Montand fu assunto al Plaza Athénée, dove potè effettuare stage in cucina e in sala. Dopo due anni al Plaza, Maccioni passò a fare il cameriere da Maxim's, uno dei pochi ristoranti senza albergo annesso e dove si poteva incontrare gente della società mondana. Quando si liberò un posto all'hotel Atlantic di Amburgo, Sirio non ci pensò un solo istante ad accettare il trasferimento ed avere così anche l'opportunità di imparare il tedesco. Anche se, con rammarico, pensava che era costretto ad andare in Germania, perché a Montecatini non c'era nulla di adatto per lui.
Sbarcato in America negli anni '50, Maccioni si fece un nome come maitre al ristorante 'Colony' di New York, prima di aprire nel marzo 1974 il suo celebre 'Le Cirque' al Mayfair Hotel.
Nel 1997 è la volta dell'attuale 'Le Cirque 2000', che prese il posto del locale precendente, stavolta nel Palace Hotel. Con la moglie Egidiana e i figli Mario, Marco e Mauro, Sirio Maccioni ha dato vita ad un gruppo di ristoranti: dall'Osteria del Circo a Manhattan ai nuovi locali a Las Vegas e Città del Messico.
Ma la mitica leggenda di Sirio ed Egidiana Maccioni è radicata soprattutto negli anni Ottanta, quando il presidente Ronald Reagan e la moglie Nancy fecero di 'Le Cirque' il loro ristorante preferito, decretandone il decollo. «E' da quell'anno - scrive Vanity Fair - che 'Le Cirque' è il più famoso ristorante nel mondo».Alla prima cena 'presidenziale', nel marzo 1981, nel piccolo locale c'era una folla di Vip e Andy Warhol, a sua volta presente, raccontò l'evento nei suoi diari.
L'ex presidente Nixon, che abitava a poca distanza, fece di 'Le Cirque' la base dove ricostruire la sua immagine pubblica dopo il disastro del Watergate e altri presidenti ed ex inquilini della Casa Bianca, come Jimmy Carter e Bill Clinton, sono diventati clienti di Maccioni.

Sirio Maccioni con l’ex sindaco di New York Rudolph Giuliani, altro importante personaggio con radici valdinievoline.
Le donne più belle e potenti di Manhattan, inoltre, diedero il via ad una tradizione di pranzi glamour ai tavoli del grande ristorante. Tra gli eventi politici celebrati di fronte ai piatti di 'Le Cirque', è rimasta famosa la prima apparizione pubblica insieme di Nixon e Kissinger dopo che l'ex presidente era uscito dalla scena politica. «Fui io a dire a Nixon di invitarlo a pranzo», racconta Maccioni nel libro. «E' stata una grande sensazione vedere questi due uomini di nuovo insieme, in un posto che io ho creato». «Quel pasto - ricorda Kissinger - fu preparato con grande cura, in modo che fossimo visti nel ristorante e che uscissimo insieme. Sirio lo gestì alla perfezione».
Intanto, a New York il nome di Sirio Maccioni è legato anche a grosse novità di progetti allo studio per il ristorante più famoso del mondo. 'Le Cirque 2000' dovrebbe cambiare nome e soprattutto la sede. In pratica, Sirio Maccioni abbandonerà il quartier generale del New York Palace, al 55 di Madison Avenue, addirittura, si dice, entro qualche mese. Ma le novità non sono finite: la stampa specializzata dà un'altra ghiotta anticipazione. Maccioni potrebbe aprire un ristorante in Europa.
Il luogo prescelto non potrebbe che essere Parigi, ovvero nella capitale dove Sirio, da giovanissimo in cerca di fortuna, mosse i suoi primi passi nel mondo della ristorazione. Due degli emigranti italiani del tempo, a Parigi, si chiamavano Sirio Maccioni e un certo... Yves Montand da Monsummano.
Brano tratto da “Tuttomontecatini” ottobre 2007
Io vivo negli Stati Uniti e viaggio e viaggio spesso per il mondo, dice Sirio Maccioni, ma ritengo che avere il senso le proprie origini sia fondamentale. Significa avere una “casa” , un luogo a cui sono legati i ricordi, non solo dei tuoi cari, ma anche della gente e del modo di vivere che ha contrassegnato generazioni della tua famiglia. Per questo io mi sento prima di tutto italiano, toscano e montecatinese. Poi, dopo, anche americano.
E mi fa dispiacere vedere degli italiani che non hanno il senso di appartenere a qualcosa di grande, ad una tradizione, a ideali comuni. Volendo, potrei avere case ovunque, ma ho scelto di tornare sempre qui per le mie vacanze, e lo stesso fanno i miei figli, senza imposizioni.
L’Italia è il posto piu’ bello in cui si possa stare e la fortuna degli italiani è proprio quella di essere italiani. Detesto i miei connazionali che si lamentano della loro patria : un italiano può fare tutto quello che vuole, l’unica sua pecca è che dovrebbe volerlo piu’ spesso. I tedeschi per farsi coraggio devono essere almeno in dieci e gli americani almeno in venti. E non c’è razza che abbia fatto così tanto nel mondo come noi. “